Novembre 21, 2024

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by ilcortomaltese©

L’Aldilà esiste ed è bello, ma non per tutti

La morte come la nascita è un passaggio da una dimensione ad un’altra. Studi in Europa e negli Stati Uniti ci consentono di affermare che c’è oggettivamente un “dopo”

Il problema dell’aldilà è un tema centrale nell’essere umano. La fine certo fa paura. Chi afferma di non temere la morte passa per incosciente o superficiale. D’altra parte credere nella esistenza dell’aldilà espone a giudizi simili. Si stanno effettuando studi in Europa e negli Stati Uniti (International Association for Near Death Studies e Near Death Experiences Research Foundation) che ci consentono di affermare che c’è oggettivamente un “dopo”.

La morte è per l’anima immortale un trasferimento, una trasmigrazione verso un altro luogo, un viaggio vero e proprio. Pur essendo cattolico  e praticante ho sempre creduto in maniera tiepida sulla esistenza dell’aldilà. Quello che sto per raccontare non è il folle delirio di uno sprovveduto, ma una vera e propria testimonianza che l’aldilà esiste. Circa due mesi fa, mentre  camminavo con una mia parente, Silvia, in una strada di Monteverde a Roma, questa si ferma di colpo e mi dice: «ho un forte dolore al petto e non riesco a camminare bene».

Fortuna volle che ci trovassimo a poche decine di metri dall’ambulatorio del nostro medico curante, un bravo cardiologo, che la sottopose a immediato elettrocardiogramma. Al termine con fare preoccupato mi disse: «c’è qualcosa che non va deve essere subito ricoverata». Grazie al suo intervento fu trasportata con un’ambulanza a un vicino ospedale ove la sottoposero subito a coronarografia. Il verdetto fu allarmante, Silvia aveva due coronarie occluse ed era a rischio infarto del miocardio letale.

Il giorno seguente, una equipe di cardiochirurghi la sottoposero a un delicato interventoa cuore apertocon la sostituzione di due coronarie. L’intervento durò ben cinque ore seguito da tre giorni in terapia intensiva. Quando si riprese Silvia mi ha raccontato una storia che ha dell’incredibile. Mentre era in sedazione nella sala operatoria del tutto priva di coscienza, ha veduto la sua anima uscire dal corpo. Il corpo vagava in alto ella poteva vedere i medici e gli anestesisti che le si affollavano intorno, aprivano la massa toracica e la attaccavano ad alcuni tubi ove defluiva il suo sangue.

Forse in quel momento il corpo era morto ed ella dall’alto osservava la realtà che aveva appena abbandonato. Vedeva in lontananza, un tunnel verso cui si stava rapidamente avvicinando e in fondo una luce, calda e accogliente. Un senso di pace e di quiete la avvolgevano quando a un tratto vide il suo sangue rifluire e lei rientrare nel suo corpo. Mi rivelò  che il ritorno allo stato di coscienza fu un momento “doloroso”, «come stavo meglio prima» mi confidò. Sono rimasto molto scosso da ciò che Silvia mi aveva raccontato e ho voluto quindi approfondire il fenomeno intervistando qualche medico e anestesista.

Tutti sono stati concordi nel dirmi che sul fenomeno della esperienza di pre-morte  o della NDE near death experiencesla scienza non è in grado di dare spiegazioni. Molti medici hanno parlato con persone che raccontano, in punto di morte, di essere state ricoverate nel reparto di rianimazione degli ospedali e in seguito si sono riprese; persone che ricordano di aver avuto delle percezioni in quei momenti, sebbene i loro corpi fossero del tutto privi di coscienza.

Il medico e psicologo statunitense Raymond Moody nelle sue numerose interviste con coloro che avevano avuto esperienze di pre-morte ha individuato nei singoli soggetti gli stessi elementi come: 1) l’abbandono del corpo con i soggetti che vedono il proprio corpo e l’ambiente circostante dall’esterno; 2) Un tunnel oscuro attraverso il quale i soggetti hanno la percezione di passare; 3) Incontro con altre persone conosciute già morte e con parenti non più in vita, ma anche con esseri spirituali e luminescenti (angeli custodi?); 3) Esame della propria vita. In un istante, come in una veloce moviola, si ha la panoramica degli eventi passati; 4) L’incontro con l’ Essere di Luce avvertito come personale fonte di amore e calore, identificato come Dio che intrattiene con il soggetto un dialogo telepatico; 5) Il confine, cioè la visione come una siepe o una recinzione o una porta chiusa, della nebbia; 6) Infine il ritorno allo stato di coscienza, il corpo  viene rianimato, e questo momento è avvertito dai soggetti come doloroso specie da coloro che hanno incontrato l’Essere di Luce.

Il racconto di questa incredibile esperienza è caratterizzato nei soggetti che lo hanno vissuto come una esperienza trasformativa «in quanto» – dice Pim van Lommel cardiologo olandese noto per i suoi studi sulla NDE – «determina nei soggetti cambiamenti profondi nel modo di cogliere la vitaelimina la paura della morte e rafforza la sensibilità intuitiva. Si scopre che l’amore è la vera natura della vita e che il nostro scopo è quello di imparare ad amare su questa terra. Oltre l’amore ci sono la pazienza e l’altruismo».

Emblematica è la storia del neuroendocrinologo Umberto Scapagnini, già ricercatore e docente presso la YC Medical Center di San Francisco California, al MYT di Boston, consulente della NASA e professore ordinario presso l’Università di Catania, scomparso nel 2013, che nel suo libro “Il cielo può attendere” uscito nel 2011, ha narrato la sua esperienza di pre-morte. Nel 2008 a seguito di un grave incidente stradale il professor Scapagnini era stato ricoverato in ospedale in situazione disperata. Sedato per 60 giorni rimane in coma premortale e riceve due estreme unzioni.

Ricorda di essere entrato in un tunnel di luce «Stavo morendo, la mia mano sinistra incontrò quella di mia madre morta un anno prima. Poi ho visto Padre Pio che mi ha detto: ”Devi seguire la volontà del Signore” ho incontrato poi una donna che non avevo mai visto prima, seppi in seguito che si trattava della mia trisnonna. Ne ebbi conferma, quando dopo essermi risvegliato dal coma, mio fratello Sergio mi portò una vecchia foto ove la riconobbi». Prosegue poi Scapagnini nel suo racconto: «Quando ero in coma ho combattuto come un leone per restare vivo. Mentre mi trovavo nel coma riuscivo a percepire l’amore, le sensazioni, e le parole che i miei cari, intorno al mio letto mi dicevano, anche se non potevo rispondere». In quella occasione i medici constatarono che un tumoredi cui era affetto il Prof. Scapagnini, per il quale era in cura, dopo la sua “esperienza ultraterrena” era inspiegabilmente scomparso.

Le NDE si verificano in genere a seguito di arresto cardiaco anche breve, in poche parole la morte clinica. Secondo un recente studio condotto in Germania e negli Stati Uniti, più di 10 milioni di americani la hanno sperimentata, 2 milioni e mezzo in Italia. Quasi tutti i pazienti che hanno vissuto una NDE, una volta rianimati grazie ai progressi della medicinanon hanno più paura della morte. Diventano consapevoli che l’anima (coscienza per gli scienziati) vive oltre la morte, che questa non è morte ma una nuova forma di vita ove il corpo e la mente sono separati. L’anima raggiunge un’altra dimensione ove il passatoil presente e il futuro sono tutti racchiusi, senza tempo.

La morte, quindi, è il passaggio da uno stato ad un altro. Altra testimonianza quella raccontata dalla signora Yvette, francese. Ricoverata in ospedale per una grave emorragia nel 1968. «Operata d’urgenza il mio cuore smise di battere, mi fu detto, per 45 secondi. Con elettrocardiogramma piatto» – racconta Yvette – «mi trovai all’altezza del soffitto. Presi coscienza di vedere contemporaneamente da tutti i lati. Vidi il mio corpo disteso sul tavolo operatorio con i tubi che mi uscivano dal naso e dalla bocca. Sentii il chirurgo esclamare “mi sta sfuggendo dalle mani”. Pensai a mio marito e mio suocero che nella sala di attesa accanto stavano aspettando, attraversai i muri e vidi che camminavano su e giù per la sala. Cercavo di manifestarmi a loro ma non mi vedevano. Tentando di farmi percepire posai una mano del corpo etereo sulla spalla di mio suocero, ma la mia mano attraversò il suo corpo. Al tempo stesso prendevo conoscenza di tutti i pensieri che passavano nella mente di mio suocero. Poi cominciai a essere proiettata a velocità prodigiosa verso una luce che divenne sempre più grande. Avvertii delle presenze intorno a me senza però vederle soprattutto sentivo nascere in me una gioia infinitamille volte più grande di tutte le gioie che avevo sperimentato in vita. Questa Luce era anche un oceano di Amore, Amore puro che si offre senza chiedere nulla. Non avevo coscienza del tempo e dello spazio ma comprendevo di essere una particella di quella Luce eterna».

Il racconto di Yvette è lungo, sperimenta la rivisitazione della sua vita, ma Qualcuno aveva deciso che Yvette doveva continuare a vivere. «La mia anima voleva restare» – conclude Yvette – ma Dio aveva pensato ai miei due bambini che avevano bisogno della loro mamma». E si è  risvegliata poco più tardi. Coloro che hanno varcato la soglia del tunnel raccontano di aver veduto i loro cari defunti che li accoglievano in posti bellissimi dai mille colori, li prendevano per mano eterea e camminavano su prati con colori mai visti sulla terra. La stessa Yvette ricordava di aver incontrato il fratello morto adolescente: «lui era davanti a me e io ero felice con lui che appariva sempre giovane come lo avevamo lasciato, comunicavamo con il pensiero “come sarebbero contenti di vederti papà e mamma” gli dissi e lui replicò, sempre telepaticamente, che ci aveva sempre seguiti e accompagnati nella nostra vita e capii che i legami d’amore non muoiono mai».