Novembre 21, 2024

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by ilcortomaltese©

Chi osa dire che le sirene non esistono?

Certo che esisto. Chi osa dire il contrario? Io sono un esempio, uno dei tanti, dell’esistenza reale dell’anello di congiunzione fra due mondi, nella fattispecie il mondo di terra e quello di mare.
Sì, sono una sirena.
Mezza umana e mezza pesce. Non definitemi anfibio, sono tutt’altra cosa, unica.
Voi, che non sapete vedere al di là del vostro naso, direste di me: né carne né pesce. Invece io sono sia carne che pesce, con tutto ciò che questo comporta.

La prima conseguenza di questo connubio è che voi umani siete convinti che io sia solo una leggenda, una fantasia. Impossibile che viva una “bestia” simile, nessuno l’ha mai vista.
Le creature marine invece pensano di me che sono fin troppo umana e si ritrovano diffidenti nei miei confronti.
Nessuno mi accetta per quello che sono.

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Dei miei cugini pesci non mi preoccupo. Quando mi unisco alle loro danze colorate mi accolgono senza paura. Il mondo sommerso è accogliente: anche se i suoi abitanti non mi capiscono e non sanno classificarmi, non si pongono domande. Vedono che sono innocua, che amo giocare con loro, tanto gli basta. Alla fine dimenticano la mia parte mezza umana e mi accolgono nel loro abbraccio.
Salvo ricominciare daccapo con gruppi nuovi e così via, all’infinito.

Ma voi umani siete più strani.
Cos’è che vi impedisce di credere alla realtà?
Io esisto. Non mi avete mai visto, ma l’arte mi dipinge in modo preciso, e non è che l’arte deve per forza inventare. Quando da più parti si descrive una cosa allo stesso modo, deve far pensare che quella cosa c’è. Esiste.

Sono proprio come mi dipingono. Ho fattezze di donna, lunghi capelli fluttuanti, seni pieni e nudi, braccia eleganti. E ho la coda squamosa e le branchie delle creature del mare. Vivo negli abissi ma so anche respirare aria.
Rappresento, per curioso contraltare alla vostra incredulità, il sogno di molti di voi umani. In ogni senso.

C’è chi, fra voi, vorrebbe avere le mie abilità naturali: nuotare nelle profondità più irraggiungibili degli oceani, ma senza per questo dimenticare la propria natura e perdere la possibilità del ritorno. Sono i sognatori, un po’ indecisi, che vivono bene dove sono ma vivrebbero meglio dove non possono arrivare. Quelli che con l’acqua fraternizzano fino a confondersi nei vortici, sguazzano come camminano e solo l’ossigeno fa la differenza. Ma non sanno o non possono rinunciare alla natura umana, perciò vorrebbero essere questo e quello.

Poi ci sono quelli che vorrebbero solo possedermi. Sono dipinta come bellissima nell’immaginario umano, ed è vero, per quei canoni lo sono. Non posso fare la modesta, non è nella mia natura mentire. Certo che sono bellissima, non esistono sirene brutte. Siamo poche, ma meravigliose. Perciò c’è chi ci vorrebbe catturare per trasformarci in schiave di cui godere. Non lo sanno che noi non possiamo fare certe cose, e nemmeno ci interessa. Noi siamo le amanti del mare e di nessun altro. È il mare che ci feconda, dopo una danza speciale nelle viscere dell’oceano, dove nessuno può vedere quello che accade.

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Quelli che catturano una nostra immagine ipotetica e ne fanno arte sono umani visionari. Quadri, soprattutto, ma anche poemi e racconti magici, o di terrore. Perché sì, per qualcuno siamo cattive. Dicono che con il nostro canto irretiamo gli umani per portarli via, mangiarli, fargli del male.
Ma figuriamoci! Io sono pure stonata, non mi posso permettere di emettere suoni, provocherei tsunami disastrosi e non voglio avere sulla coscienza morti umane. Sono sensibile, io.

Certo che esisto.
Se i pesci che finiscono nelle vostre reti, povere creature, avessero modo di comunicare con voi, ve lo racconterebbero, che una volta vinta la diffidenza hanno giocato con me, mi hanno accettato nel loro banco per fare divertenti girotondi acquatici. Ma sono terrorizzati dalla fine imminente che gli farete fare, la sentono molto bene in tutte le loro squame, e perdono la facoltà di parlare. Senza contare che voi i pesci proprio non li capite, li mangiate e basta. Perché quindi dovrebbero sprecare le loro ultime forze per parlarvi di me? C’è da comprenderli.
Ma sono loro i testimoni della mia esistenza.
Sono i miei cugini di parte acquatica, come voi mi siete cugini di parte terrestre.
Vedete come siamo, almeno somaticamente, affini?

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Non so perché mi affanno a convincervi della mia esistenza. Non credo mi convenga, in effetti. Siete troppo… strani, così al limite dell’assurdo, che sinceramente a volte sono io che dubito della vostra esistenza. Però le mie fattezze non lasciano dubbi: sono per metà umana e né io né voi possiamo farci niente.
Qualche volta sono tentata di emergere nel vostro mondo e non solo per scaldarmi un poco al sole su uno scoglio.Vorrei farmi vedere, invece di nascondermi, per rinsaldare un legame antico di parentela, ma non mi fido. Il sangue non è acqua, e va bene; siamo parenti, e va bene. Ma che io esista, mi sa che dovete crederlo sulla parola.