Ma che cos’è la destra? Cos’è la sinistra? – si chiedeva Giorgio Gaber giusto qualche anno fa. Una domanda valida ancora oggi, forse come non mai.
“Destra” e “sinistra” sono concetti ampi e variegati, le estensioni dei quali dovrebbero essere diverse. Con la post-modernista fine dei grandi racconti sono tramontate anche le grandi ideologie che hanno caratterizzato nel bene e nel male il XX secolo, tanto che oggi non si parla più di destra o sinistra, bensì di centro-destra e centro-sinistra. C’è chi sostiene che di fatto non esistano più differenze tra gli schieramenti politici che si rifanno a questi schemi concettuali: sono tutti uguali. Forse di fatto può anche essere vero, ma concettualmente le differenze esistono, o per lo meno dovrebbero esistere.
I partiti di centro-destra derivano dalla grande tradizione liberale: limitare al minimo gli interventi statali, lasciando spazio all’iniziativa individuale. I partiti di centro-sinistra derivano dalla gloriosa tradizione socialista: forte presenza statale al fine di garantire a tutti un equo accesso alle risorse.
Uno dei concetti storicamente in gioco tra le due diverse visioni è quello di uguaglianza.
I partiti di stampo liberale fanno affidamento a quella che viene – appunto – definita uguaglianza liberale: in un sistema di questo tipo lo Stato dovrebbe assicurare a tutti gli individui le medesime possibilità di autodeterminazione personale, così da avere una parità nelle condizioni iniziali di accesso alla scala sociale e una disparità nelle condizioni finali. Questo sistema è detto meritocratico, poiché il discrimine è dato dal merito che l’individuo ha dimostrato di avere. Esso garantisce una vasta mobilità sociale – tanto ascendente quanto però discendente – e conseguentemente tende ad accentuare le disuguaglianze sociali. Inoltre nell’applicazione reale raramente la parità di accesso alle opportunità è veramente garantita: sappiamo tutti che il figlio di un operaio e il figlio di un imprenditore non vengono trattati allo stesso modo.
I partiti di stampo socialista invece hanno una concezione dell’uguaglianza intesa come parità delle condizioni finali: si distribuisce la ricchezza a prescindere dalla posizione sociale occupata. Ovviamente una tesi del genere potrebbe avere senso solo in una società comunista, marxianamente intesa.
Tale sistema mette al centro il concetto di equità e prevede l’abolizione delle disuguaglianze sociali, ponendo tutti gli individui sul medesimo piano. Viene spesso accusato di paralizzare l’iniziativa individuale, ma secondo il marxismo la libertà individuale si avrà con la liberazione della società dallo sfruttamento. Spesso si critica il socialismo per come è stato applicato storicamente.
Tuttavia se un’idea ha valore, essa lo ha a prescindere da come è stata applicata.
Un’altra significativa differenza tra i due modelli politici è la posizione rispetto la Storia e la morale: il centro-destra è conservatore, impegnato a difendere lo stato di cose e i valori morali tradizionali, generalmente cristiani; il centro-sinistra si pone come alternativa incentrata sul cambiamento e sui valori laici.
Differenze ce ne sono e anche tante, ma, concentrandosi sull’attualità italiana, alla fine non sembrano essere effettivamente così marcate.
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